La sclerodermia, come il Lupus, è una malattia cronica di tipo autoimmune.
Il suo nome (che dal greco significa “pelle dura”) indica proprio il sintomo principale, appunto un indurimento della pelle con perdita della sua elasticità.
Esistono due principali tipi di sclerodermia:
La sclerodermia localizzata, nota anche come morphea, è una forma più lieve di sclerodermia rispetto alla forma sistemica e si manifesta conn diverse forme, ad esempio come macchie rosse o violacee sulla pelle che si trasformano in aree dure e lisce, o come noduli o placche rigide che possono essere pruriginose o dolorose.Sebbene la sclerodermia localizzata non colpisca gli organi interni, può comunque essere debilitante, specialmente se colpisce parti del corpo come il viso o le mani. La malattia può anche portare a un cambiamento di colore della pelle o alla formazione di cicatrici permanenti.
La sclerodermia sistemica che colpisce svariati organi: apparato respiratorio, circolatorio, digerente ecc. La forma sistemica è la cosiddetta sindrome di CREST. Il nome sta per i sintomi che la caratterizzano: calcinosi, fenomeno di Raynaud, alterazioni della motilità esofagea, sclerodattilia, teleangectasie (e cioè: calcificazioni sottocutanee, sbiancamento delle dita di mani e piedi, perdita dell’elasticità delle dita con aspetto ad artiglio, e comparsa di capillari dilatati soprattutto sul viso, con un aspetto a ragnatela.
La sclerodermia è una malattia rara, ma può essere grave e invalidante. Non esiste una cura per la sclerodermia, ma una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo possono aiutare a rallentare la progressione della malattia e migliorare la qualità della vita dei pazienti.Una malattia complessa e varia nelle sue espressioni, che ha obbligatoriamente bisogno di un approccio interdisciplinare.