Il processo di evoluzione delle cicatrici può essere aggravata da una serie di eventi che non le permettono di portare a compimento il proprio percorso naturale. Si possono formare così una cicatrizzazione ipertrofica (iperplastica) o un cheloide (cicatrizzazione metaplastica).
La cicatrizzazione ipertrofica

Una sutura mal eseguita o un’eccedente tensione dei margini, oppure da una certa predisposizione soggettiva possono portare ad una cicatrice ipertrofica. La cicatrice si presenta fina dai primi giorni come una corda in rilievo, spesso indurito e dolente. Col tempo la cicatrice ipertrofica mostra una tendenza alla regressione spontanea, documentabile anche con esame istologico.

La sua regressione può essere stimolata mediante trattamento locale con corticosteroidi sia per via topica che con infiltrazioni intralesionali: tale trattamento va però praticato con molta prudenza, perché, determina sicuramente una riduzione dello spessore del cordone cicatriziale, ma può anche provocare un’atrofia cutanea con comparsa di teleangectasie.
Nel caso in cui non si dovessero ottenere i risultati attesi la cicatrice può essere revisionata chirurgicamente mediante escissione del cordone, eliminazione della tensione cutanea e corretta sutura, dopo almeno 6 mesi.
La cicatrizzazione metaplastica (Cheloide)

Il cheloide si distingue per la sua irreversibile capacità di recidiva locale all’asportazione chirurgica con dimensioni sempre superiori. Tale caratteristica lo differenzia dunque dalla semplice cicatrice ipertrofica.

Le cause della formazione del cheloide non sono ancora del tutto chiare: esistono però fattori esogeni ed endogeni. Nell’ambito dei fattori endogeni esiste una certa predisposizione dei soggetti di pelle scura, trasmessa verosimilmente attraverso un gene dominante. Nell’ambito dei fattori esogeni possiamo indicare l’eccessiva tensione sui bordi della ferita, e tutte quelle condizioni che rallentano il processo di guarigione della ferita stessa.

Nel tempo sono state riconosciute delle aree in cui è proprio inevitabile la formazione del cheloide: regione presternale, regione dorsale, regione cervicale, regione deltoidea e lobo dell’orecchio.

Dal punto di vista clinico il cheloide somiglia ad una tumefazione di colorito rosso acceso, di forma diversa da quella della lesione di partenza e di dimensioni superiori. E’ sempre presente una spiccata sensazione di dolore, spontanea o indotta dalla pressione.
La terapia del cheloide si propone al paziente solo se sviluppata nel breve termine, quasi mai oltre il sesto mese.